giovedì 27 settembre 2007

GHIAGHIA1 FA NOMI E COGNOMI!!!

Ho deciso: basta reticenze, farò nomi e cognomi.
Protagonisti della cronaca passata e recente catturati con i loro "veri" nomi ed una spiegazione sulla loro origine.
Un servizio pubblico offerto da ghiaghia1 ai lettori di questo blog.

Inclemente Masturbella: Ministro di (dis)Grazia e d'(in)Giustizia sostiene di essere arrivato vergine al matrimonio, celebrato alla non verde età di 28 anni. Il nome dice come il nostro eroe ha preservato la sua illibatezza.

Sergio Ricottucci: immobiliarista romano (anzi, di Zagarolo) arricchito ma rimasto cafone e di gusti ricottari (per i non napoletani letteralmente significa da sfruttatore della prostituzione, ma per traslato designa un gusto decisamente infimo, chiassoso e pacchiano).

Anna Falqui: attrice, degna moglie di Ricottucci. Perchè Falqui? Ma l'avete mai vista recitare? Le vostre viscere non hanno mai avuto un benefico sommovimento lassativo?

Silvio Berluscloni: dove è possibile trovare un leader che vuole i suoi fedeli seguaci tutti uguali a Lui stesso nei pensieri e nelle parole? Ma ad Arcore, ovvio! Dalle mise berluscloniane, al pensiero unico del leader baximo, i berluscloni riescono a far risaltare i pregi del loro idolo: infatti sono peggio di lui....

Romano Brodi: ogni leader avrebbe l'ambizione di essere caldo, familiare e rassicurante. Tale ambizione la nutre anche Brodi il quale - ingiustamente paragonato ad una saporita mortadella - in realtà ha molto più del brodino sciapo ed insapore dei disastrati ospedali italiani. Altro che mortadelle o insaccati....

Tommaso Padova Scoppia e Vincenzo Fisco: i Bibì e Bibò dell'economia italiana. Il primo esprime la crisi dell'operoso nord est, stretto tra eccessiva imposizione fiscale e mancanza di competitività. Il secondo, invece, è l'incubo di ogni italiano. Ah, dimenticavo: per Padova Scoppia Fisco è bello.....

State tranquilli: altri nomi e cognomi arriveranno. Ma attenzione: il prossimo potrebbe essere il vostro.... :D

martedì 25 settembre 2007

Lettera aperta al Presidente Napolitano

Caro Presidente,
mi rivolgo a Lei con la reverente familiarità che deriva dal sentirLa simbolo vivente della nostra unità nazionale e degli alti valori costituzionali oggi, a mio parere, troppo ed inutilmente messi in discussione.
Il motivo per cui mi rivolgo a Lei è presto detto: la presentazione (semmai ne avesse bisogno) di una persona degna di sedere tra i Senatori a vita della Repubblica.
È indubbia, a mio avviso, l’importanza che “cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” (art. 59 della Costituzione) siano chiamati a dare la loro testimonianza di vita e di politica al Senato della Repubblica.
Ebbene, sommessamente mi permetto di formularLe un mio personale suggerimento, per quando Ella designerà un nuovo Senatore a vita.
Si tratta del pastore valdese in emeritazione Giorgio Bouchard, già Moderatore della Tavola Valdese e Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI).
Ho avuto l’occasione di conoscere il pastore Bouchard intorno al 2000, quando questi partecipò ad un convegno indetto dall’Associazione Libera di don Luigi Ciotti.
A quell’incontro, insieme a lui, presenziarono anche Sergio Cofferati e Rossana Rossanda, due nomi storici della sinistra italiana ed europea.
Giorgio Bouchard, benché oggettivamente meno noto degli altri relatori, conquistò tutti per intelligenza, simpatia, arguzia e chiarezza: alla fine della conferenza forse qualcuno decise di approfondire le proprie conoscenze sui valdesi e su di lui.
I valdesi, come Lei ben sa, sono un piccolo popolo che ha combattuto per la sua autonomia ed indipendenza religiosa, pagando spesso prezzi altissimi, senza rinchiudersi in un ghetto dorato, ma anelando ad una piena integrazione con il Regno di Piemonte prima, quello d’Italia poi.
Benché minoranza, esprimono da sempre con coerente convinzione una fede cristiana in prima linea per l’affermazione dei valori ecumenici, della separazione tra Chiese e Stato, dei diritti dell’individuo.
Tutte le battaglie civili, a partire dalla Resistenza, sino ai nostri giorni, passando attraverso i referendum su divorzio ed aborto, hanno visto la presenza dei valdesi.
Spesso in prima linea vi era (e vi è) Giorgio Bouchard. Dapprima come Pastore, poi come Moderatore della Tavola Valdese, dipoi come Presidente della FCEI, Bouchard è sempre stato presente in quei processi di integrazione dell’Italia all’Europa della cultura protestante e non solo: basti ricordare solo i suoi contributi culturali di saggistica, la sua attiva presenza nei processi che portarono alla stipulazione delle Intese tra Chiesa valdese e Stato Italiano nel 1984, la sua instancabile attività di amministratore di opere sociali e diaconali della Chiesa Valdese.
Nel primo scorcio degli anni ’90 Giorgio Bouchard è stato Pastore della Chiesa Valdese di Napoli di via dei Cimbri: proprio a Napoli - la Sua città che Ella ha tanto dimostrato di amare - per sua espressa ammissione il Pastore Bouchard ha lasciato il cuore, contandovi tuttora tanti amici.
Per Napoli ed il Meridione Bouchard è tuttora attivo nell’associazione Libera, per la legalità e contro tutte le mafie.
Caro Presidente, non posso non caldeggiarLe, umilmente, la nomina a Senatore a vita di un cittadino che tanto lustro ha dato alla nostra Patria nella sua cinquantennale attività di predicatore, intellettuale, dirigente ed amministratore ecclesiale.
A centocinquantanove anni dalle Lettere Patenti di Carlo Alberto, con le quali veniva concessa l’emancipazione ai sudditi valdesi, a ventitre anni dalle Intese, a cinquantanove anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana, quale miglior modo per celebrare la piena integrazione nel tessuto patrio di una componente minoritaria ma così importante nella nostra storia?
Sono certo che Giorgio Bouchard al Senato potrebbe degnamente rappresentare la Nazione: Lei, Presidente, certamente ricorderà il significativo contributo di Tullio Vinay, fondatore del centro ecumenico Agape e Giusto dei Popoli, al Senato dal 1976 al 1979. Il mio personale augurio è quello che il Senatore a vita Bouchard possa ripercorrere il cammino del suo illustre predecessore.
Le auguro di espletare come ora, nel miglior modo possibile, il prosieguo del Suo mandato.
Suo affezionatissimo
ghiaghia1

martedì 11 settembre 2007

11.09.1973 - 11.09.2007 - In ricordo di Salvador Allende

So di essere in controtendenza.
Eppure, se mi chiedessero un modello di vita tra Che Guevara ed Allende, senza dubbio risponderei Allende.
Di certo perchè non sono bello e di sinistra come il Che; di certo perchè non posseggo quel coraggio convulso che mi spingerebbe ad andare in Bolivia o altrove a fomentare una rivoluzione. Tuttavia credo che, messo alle strette da un vile tradimento, anch'io reagirei come Allende, un uomo che nessuno avrebbe immaginato con un mitra in mano.
Signor Presidente, la storia e Dio puniranno i vili ed i traditori. Tu continuerai ad illuminarci con l'esempio della Tua pulizia morale e del Tuo coraggio.
Oggi riposi in pace, ma vivi nel cuore di chi ama la giustizia.

martedì 4 settembre 2007

sante, anzi laiche parole

La frase che segue è della sociologa Chiara Saraceno ed è tratta dall'articolo pubblicato su La Stampa dell'08.02.2007, alla pagina 35, intitolato "Il matrimonio non è l'unico legame". Ritengo opportuno evidenziarla in maiuscolo e con il colore ai visitatori di questo blog, perchè la condivo appieno.

PRENDO ATTO CHE CHI CRITICA IL FONDAMENTALISMO DI ALTRE RELIGIONI E LA SUA PRETESA DI REGOLARE PER VIA LEGALE LE SCELTE DI CHI NON NE CONDIVIDE I VALORI E LE NORME NON E' ALTRETTANTO ATTENTO AL PROPRIO. ED E' DISPOSTO AD INSTAURARE UNA SORTA DI STATO CONFESSIONALE NEL NOSTRO PAESE, QUANDO SI TRATTA DI QUESTIONI CHE HANNO A CHE FARE CON I RAPPORTI DI AFFETTO, SESSO, SOLIDARIETA' TRA LE PERSONE.

I volti dell'odio

Nel luglio 2006, sotto la spinta emotiva dei conflitti in atto e della reazione dell'opinione pubblica, scrivevo questo post, preceduto dell'avvertenza di cui in seguito, che senz'altro rinnovo. "Non tutto quello che leggerete qui di seguito va preso alla lettera, ma il paradosso che espongo, come tutti i paradossi, contiene un fondo di verità, credo.... Mi auguro che vi siano commenti su questo post e si apra un piccolo dibattito".


Non vi è alcun dubbio che il mostro ideologico del secolo trascorso sia stato l’antisemitismo. A tale giudizio si perviene pacificamente se si rammenta che l’antisemitismo ha generato quella manifestazione del male assoluto che si chiama lager. Oggi di antisemiti DOC, uguali negli argomenti, nei sentimenti e nell’ispirazione ideologica a quelli che furono, ce ne sono pochi. Sempre troppi, ma meno che in passato. Auschwitz non si è manifestata invano ed il pregiudizio irrazionale anti qualcosa degli esseri umani ha assunto una nuova veste. Oggi la pulsione dell’uomo all’odio del diverso, dell’altro da sè, del nemico della civiltà sta assumendo un nuovo aspetto. Un odio in sintonia con i tempi, con radici razionalizzanti, argomenti fondati in parte sulla realtà e sull’attualità, rafforzatisi dopo la tragedia immane dell’11 settembre. Per uno di quegli scherzi tragici della storia e della psicologia collettiva, se si dovesse dare un nome a quelli che, nelle condizioni ideologiche e culturali giuste sarebbero stati anti semiti, ed oggi sono anti altro, la definizione più acconcia potrebbe essere quella di pro semiti. I pro semiti non hanno pregiudizi anti ebraici: in compenso hanno tutti gli altri. Sono anti meridionali, se settentrionali (o viceversa), anti immigrati, anti gay, anti europei, ma soprattutto anti musulmani. L’unica loro passione è Israele, vista come un baluardo anti arabo e anti musulmano, novella Vienna da difendere ad ogni costo senza se e senza ma. Il pro semita non fa differenze: l’unico arabo buono è quello morto. Un bambino musulmano equivale ad un pericoloso integralista e si gioisce per la morte di entrambi o, quanto meno, si resta indifferenti per il bambino. La società araba non ha sfumature, zone grigie, aree di borghesia illuminata, ma è composta solo da Ahmadinejad ed affini. L’altra passione del pro semita sono gli USA: ma non gli USA di cui potrebbero far parte (citando a caso) Vonnegut, King, Noam Chomsky, Rifkin, Abbie Hoffman, Bob Dylan, le mamme coraggio contro la guerra in Irak. Il pro semita identifica gli USA con l’establishment di Bush e della Casa Bianca e chiunque li contesta è anti americano. Sia chiaro: Israele e l’ebraismo non c’entrano nulla con il pro semitismo. Israele e l’ebraismo esistono a prescindere da questa nuova maschera dell’odio irrazionale verso il diverso e non se ne nutrono affatto. Anzi credo che ogni ebreo che si soffermi a razionalizzare sul consenso che proviene da questi soggetti alla sua fede ed allo stato nato dal movimento sionista non possa che paventarne l’esistenza e preoccuparsi di questi “amici” interessati. Tragico volto quello del pregiudizio che rovescia se stesso, eleva l’oggetto dell’odio di padri, nonni e bisnonni ad oggetto di culto. Una maschera nuova, ma non meno pericola, di un pregiudizio pervasivo e totalizzante.

Forza Italia??

Questa riflessione, risalente al luglio 2006 e pubblicata nel mio precedente blog, assume nuova attualità dopo l'avvio della discussione sul partito unico dei moderati.
Forza Italia. Un grido di tifoso, un nome di un partito.Non mi è mai piaciuto questo nome; ne ho istintivamente diffidato sin dall'inizio. Tra l'altro ha tolto al 50% del paese il piacere di incitare in questo modo la nazionale. Il nome dice molto: individua una persona, un oggetto o un'associazione o che, ma spesso dice tanto (se non tutto) sulle qualità e sui contenuti. Ora "Forza Italia" a me dice una cosa fondamentale. Mi dice che questo gruppo di illuminati agisce esclusivamente per il bene dell'Italia e null'altro. Ma se esiste chi fa il bene del paese ed ha a cuore solo quello, allora a che servono gli altri partiti?Gli altri possono anche scomparire. Hanno una visione limitata e parziale dell'interesse italiano. Mi rendo conto di aver formulato un esempio; in questo caso si tende a drammatizzare e semplificare. Tuttavia la nota stonata si avverte nel nome di questo partito; una malcelata vocazione paternalistico - totalitaria insita nella stessa denominazione.In questo quadro allora la condotta del suo leader di delegittimazione storica e demonizzazione dell'avversario è perfettamente coerente. Ben venga, allora, un partito unico dei moderati: ma che sia "partito", quindi parte in mezzo ad altre, che non pretenda d'essere unica depositaria del bene. Allora forse cesseranno le delegittimazioni, ahimè spesso reciproche, e le vocazioni paternalistico - totalitarie lasceranno il passo ad una visione più conforme alla democrazia, che vede due progetti antagonisti per il paese, ma entrambi aventi diritto di cittadinanza.