mercoledì 18 aprile 2007

Ai miei figli, con immenso amore

Il mestiere di genitore, si sa, nessuno lo insegna. Esistono dei manuali, un’esperienza pregressa di figlio cui aggrapparsi, ma non tutto torna utile al caso di specie, alla personalità del proprio figlio.
Per quanto mi riguarda, mi ha sempre colpito e fatto riflettere – al punto di ritenerne un’assoluta utilità pedagogica -à il racconto biblico della creazione dell’uomo e della sua successiva cacciata dall’Eden (Genesi, 2, 8 -17 e 3).
La vicenda é troppo nota per ripercorrerla integralmente: basti ricordare che Dio ammonisce Adamo con queste parole: “Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dall’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che ne mangerai certamente morrai”.
Dio, appunto, ammonisce: lascia che l’uomo scelga del suo destino, dopo avergli indicato la strada che ritiene opportuno che questi percorra. Avrebbe potuto operare diversamente, ponendo – ad esempio – un cherubino con la spada fiammeggiante a guardia dell’albero, esattamente come dopo la cacciata dall’Eden.
La libertà lasciata ad Adamo, all’uomo, lo perde; la scelta che questi compie si rivela deleteria. Ma è, per l’appunto, una scelta, non una costrizione esterna.
Dalla tragedia della cacciata dall’Eden, tuttavia, nasce la storia della salvezza: essa parte dall’elezione e culmina nella liberazione dal peccato e nella salvezza annunciata da Gesù.
In questo senso la Bibbia può leggersi anche come un romanzo di formazione: non di un singolo uomo, ma dell’umanità intera.
Mi auguro di aver sempre la forza di lasciare ai miei figli la libertà e dignità di scegliere, ma soprattutto di dar loro la capacità di scegliere per il bene.
Un bene imposto dai cherubini con la spada fiammeggiante lascia il tempo che trova e non li completa nella loro umanità.

Nessun commento: