mercoledì 4 aprile 2007

riflessioni sparse sulla nostra presenza in Afghanistan e sul caso Mastrogiacomo

Sul sito internet del PdCI (www.comunisti-italiani.it) ho postato, con il nick nahaman, una serie di considerazioni sull'argomento in oggetto. Le rimetto all'attenzione dei lettori.

Commento di: nahaman
(Postato il 03-16-2007 alle 04:37 pm)

Anzitutto mi auguro vivamente che il sequestro del coraggioso giornalista Mastrogiacomo si concluda positivamente, con la liberazione dell'ostaggio.Non dimentico le sofferenze del popolo afgano, schiacciato da anni in un gioco politico più grande di lui. Le piccole, grandi cose che ogni giorno le ONG italiane costruiscono in quel territorio sono la miglior testimonianza del legame con quella nazione.Soprattutto, poi, mi chiedo una cosa. Ferma restando la mia contrarietà all'utilizzo della guerra quale criterio di risoluzione delle controversie internazionali, quando smetteremo di farci propinare vittorie mediatiche, ad uso e consumo dei canali televisivi?La guerra in Irak, vinta una vita fa, ha causato alle truppe della coalizione più vittime dopo la caduta di Saddam che prima. L'Afghanistan è solo nominalmente pacificato, persistendo vastissimi territori sotto il controllo talebano.Hitler ed il fascismo vennero sconfitti capillarmente in tutta Europa: alleati e URSS non liberarono Berlino lasciando, che so, la Baviera o l'Austria o il Nord Italia nelle mani dei nazifascisti...A bella posta si creano gineprai dai quali, una volta entrati, è impossibile uscire più o meno onorevolmente. Volutamente si destabilizzano aree stabili, si creano finte minacce (le armi di distruzione di massa), salvo poi tramutarle in vere (Irak palestra di terrorismo). In questi conflitti non solo non si deve entrare ma, se l'insipienza di un governo precedente ci ha trascinato, se ne deve uscire.Anche se resta la responsabilità ed il rammarico per le sorti di quelle popolazioni.
Commento di: nahaman
(Postato il 03-22-2007 alle 04:53 pm)

In relazione alle critiche dell'amministrazione USA sulle trattative per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, vorrei ricordare per primo a me stesso che non bisogna accettare lezioni di morale internazionale da parte di chi trattò con i pasdaran per la liberazione degli ostaggi dell'ambasciata USA garantendo forniture d'armi e garantendosi una liberazione degli ostaggi successiva alla votazione presidenziale (evento che, quasi certamente, costò la sconfitta a Carter) e coeva al giuramento di Reagan.Ricordo questo episodio, benchè non vicinissimo, perchè è venuto alla luce molti anni dopo, nonostante accurati tentaivi di insabbiamento.Mi chiedo quanti altri episodi simili si celino nelle pieghe della politica estera, quanti patti scellerati siano stati conclusi all'insaputa dei cittadini e sulla loro pelle.Liberare cinque talebani è stato un male: veder cadere un'altra vittima, come il povero Baldoni, intento nella documentazione della realtà, sarebbe stato peggio.
Commento di: nahaman
(Postato il 03-26-2007 alle 05:44 pm)

Le polemiche sulla liberazione di prigionieri, tanto per tornare su un tema ancora caldo, sono frutto di cattiva coscienza da parte occidentale, che i media amplificano senza suscitare riflessioni, salvo sporadici casi.Ammettiamo, per ipotesi, che invece di 5 talebani ne fossero stati liberati 50 o 500. Come fanno la guerra i talebani? Con pietre, mazze, fionde, rudimentali esplosivi? Oppure con armi moderne comprate grazie alla compiacenza di stati limitrofi (in primis il Pakistan, grande alleato dell'occidente) ed ai finanziamenti di Iran, Arabia Saudita e compagnia?Per i talebani non vale l'assioma mussoliniano 'il numero è potenza'; semmai è rilevante la qualità e modernità delle armi utilizzate.Perciò continuare a dolersi della liberazione di prigionieri in cambio di Mastrogiacomo è un alibi: un alibi all'impotenza ed incapacità di chi promise una guerra lampo contro il terrorismo ed ora si trova impegolato, come in Irak, in una situazione che ha per l'amministrazione Bush il volto terribile del Vietnam.

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