mercoledì 18 aprile 2007

Il Vaticano ficcanaso

Il bello (o il brutto) dell'Italia è che i temi hanno una ciclicità nauseante, quindi - una volta elaborata una riflessione - ci si può campare di rendita. Questo post fu scritto in occasione del refendum sulla fecondazione assistita, ma potrebbe attagliarsi all'attualità, soprattutto al dibattito sui DICO / PACS.

La posizione assunta dai Vescovi nei confronti della prossima consultazione referendaria impone qualche riflessione.
La CEI, mediante l’emanazione di documenti ed i pronunciamenti di suoi autorevoli membri, ha invitato gli elettori ad astenersi sui referendum, al fine di evitare il raggiungimento del previsto quorum.
Proviamo ad immaginare un diverso scenario: un partito (o una coalizione) con meditati interventi pubblici di suoi esponenti e documenti rilanciati dai mass media, invita i cattolici a disertare le chiese per vari motivi (ad esempio perché viviamo in una società ormai secolarizzata, perché la Chiesa ha tradito il messaggio di Cristo, perché è opportuno vivere la spiritualità in una dimensione privata ecc.).
Immaginate il putiferio che si solleverebbe (giustamente). Eh, si, perché una pronuncia di tal genere costituirebbe un’interferenza illegittima, assolutamente da combattere.
L’assetto delle società moderne (in particolare delle democrazie) non è monolitico, bensì complesso: non esiste più un unico ambito che comprenda in sé lo stato, la società, la religione, la cultura, l’arte ecc.
Viviamo in una realtà nella quale questi ambiti, per secoli indissolubilmente legati, vivono di vita propria, pur interagendo, scambiando reciprocamente, configgendo ecc.
Nell’antico Egitto, ad esempio, il Faraone era sommo legislatore, sommo sacerdote, depositario della cultura, canone dell’arte ecc.. Ancora nel medioevo la Chiesa cattolica dominava nella propria sfera, ma anche in quella culturale, politica, artistica ecc..
Oggi non è così: oggi i vari sottosistemi della società e della politica si tengono ben distinte, per quanto possono, rintuzzando le reciproche interferenze: pena un ritorno all’antico, ad uno stato – società totalizzante.
Per questo l’invito all’astensione della CEI è assolutamente inaccettabile: neppure la Chiesa Cattolica può indebitamente interferire con una sfera (quella politica) che non le appartiene direttamente.
Ben vengano le pronunce di dottrina, ben vengano le prese di posizione contrarie ai referendum, ben vengano le critiche - anche durissime - al fronte del si. Ma l’ordine di scuderia all’astensione no.
Non è, cari Vescovi, il Vostro campo da gioco, non è più il tempo dei non expedit, non è con le invasioni di campo che ci si confronta in democrazia.
Almeno lasciate ai politici cattolici la formulazione di (legittimi) inviti all’astensione: ma non sconfinate in orticelli che non sono vostri. Ciò anche perché date una pessima impressione di scollamento con i vostri tradizionali referenti politici: se non ve ne fidate neppure per questi bassi servigi, allora la crisi della rappresentanza dei cattolici in politica è ormai irreversibile.

Nessun commento: